Siamo stati abituati a credere che fosse più salutare un sorso d’acqua dalla bottiglia che un bicchiere dal rubinetto ma forse potrebbe non essere così. Una ricerca condotta da un’organizzazione no-profit americana – Orb Media – presso il laboratorio della prof.ssa Sherri Mason della State University of New York ha rilevato la costante presenza di microplastiche nell’acqua in bottiglia.
I dati
Il 93% delle acque in bottiglia contenevano microplastiche.
La quantità di microplastiche presenti nell’acqua in bottiglia è più che doppia della quantità presente nell’acqua di rubinetto.
La presenza media delle microparticelle ammontava a 325 per litro. Una bottiglia conteneva ben 10mila particelle per litro.
Le microparticelle erano composte al 54% da polipropilene, al 16% da nylon e nelle restanti parti da altre componenti plastiche.
Il campione analizzato
Le acqua studiate in laboratorio sono 259 e provengono da numerosi paesi del mondo: Usa, Cina, Brasile, India, Indonesia, Messico, Libano, Kenya e Thailandia, Francia, Germania, Italia.
L’Italia, in particolare, è rappresentata dall’acqua San Pellegrino.
L’esperimento
I ricercatori hanno versato nell’acqua un colorante che si lega alla plastica, rendendola visibile. Dopo aver filtrato il liquido, hanno illuminato il campione con una luce speciale e osservato col microscopio. Le particelle di plastica brillavano in sospensione del liquido.
Il video che trovate a seguire mostra come minuscoli frammenti di plastica vortichino in una bottiglia d’acqua esaminata nel laboratorio americano.
I rischi per la salute
Una diffusione così capillare delle microplastiche è sicuramente un rischio per l’ambiente e la fauna che sono quotidianamente irrorati con litri di acqua contaminata.
Sono meno chiare le conseguenze per la salute umana. Da un lato è plausibile che il nostro organismo sia dotato di alcune difese che ci permettano di espellere la maggior parte delle scorie introdotte. Dall’altro, un certo numero di frammenti di plastica sono talmente piccoli da sfuggire all’espulsione. Alcuni potrebbero installarsi nelle pareti intestinali, altri potrebbero essere assorbiti dai tessuti per poi disperdersi nel sistema linfatico. Particelle ancora più piccole sono state ritrovate nel flusso sanguigno, nei reni e nel fegato.
Cosa fare?
Meglio tornare all’acqua di rubinetto, allora? Non sempre: in molte parti del mondo l’acqua pubblica, ove presente, non è potabile.
In Italia la situazione è sicuramente migliore ma, benché gli acquedotti siano tenuti a controllare costantemente la qualità dell’acqua, i problemi alla distribuzione sono molto diffusi. Condutture fatiscenti, sia pubbliche che private, sono a volte causa di contaminazioni dell’acqua che potrebbero danneggiare anche seriamente la salute. Per questo, è sempre meglio controllare la qualità della propria acqua del rubinetto primo di dare una sorsata.
Meglio le bottiglie in vetro
Un’altra soluzione consiste nel bere acqua conservata in bottiglie di vetro che, come dimostrato dalla ricerca di Orb Media, rilasciano una quantità notevolmente minore di microplastiche.
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